Rispetto al passato vanno giù le spese alimentari di Natale. Non ci sarà la corsa a comprare cibo in grandi quantità. UNC: compreremo quanto serve secondo la tradizione, ma senza eccessi e in quantità minore
Vanno giù le spese alimentari di Natale. O meglio: a dicembre le vendite alimentari cresceranno rispetto a novembre ma molto meno se confrontate con gli anni passati.
Ci saranno insomma meno eccessi alimentari, meno quantità di cibo in tavola (perchè ci saranno meno commensali), meno panettoni e cesti alimentari da portare in dono (in effetti non ci si può spostare, qualche regalo gourmet salterà). Le spese alimentari di Natale rispetteranno la tradizione ma non ci sarà la corsa alla leccornia e all’eccesso.
Spese alimentari di Natale, 2020 magro
La previsione è dell’Unione Nazionale Consumatori che ha fatto uno studio sulle spese alimentari di Natale, elaborando i dati Istat sulle vendite al dettaglio.
Funziona così: a dicembre di solito le spese alimentari segnano un deciso rialzo rispetto al mese di novembre, trainate dalle festività natalizie. Nel dicembre 2004 segnarono addirittura oltre il 43% in più rispetto a novembre. Anche nel periodo della crisi economica del 2008, aumentarono del 31% nel confronto con novembre.
Quest’anno l’aumento sarà più contenuto, e di molto. Segue una tendenza che si è già delineata da un paio d’anni, col dicembre 2019 che segnalava più 16,7% per le vendite alimentari di Natale nel confronto congiunturale e il 2018 che si è fermato a più 19,2%. Segno forse che gli italiani stanno imparando a non esagerare?
Spese alimentari di Natale in pandemia: più 13,4% rispetto a novembre
Quest’anno anche le spese alimentari di Natale saranno influenzate dalla pandemia, dalle restrizioni sociali e dalla limitazione degli spostamenti. Senza grandi cenoni in casa, è naturale che si comprerà meno cibo.
«A dicembre tutti i gruppi di prodotti, salvo i giocattoli, pur segnando una crescita delle vendite rispetto a novembre, mostrano una flessione rispetto ai Natali precedenti – stima l’UNC – Il crollo più indicativo del periodo difficile che si sta attraversando, è quello delle vendite alimentari, che a dicembre 2020 salgono del 13,4% sul mese precedente, ma registrano il minor incremento di sempre, dall’inizio delle serie storiche».
«È evidente che non potersi spostare liberamente dal proprio Comune e non poter fare il pranzo di Natale con tutti i propri cari, farà ridurre gli acquisti alimentari – dice il presidente dell’associazione Massimiliano Dona – Non ci sarà la solita paura che il cibo possa mancare. Insomma, prenderemo quanto serve per rispettare la tradizione, ma senza stravaganze ed eccessi e, soprattutto, diminuendo in modo consistente le quantità. A contenere il crollo delle vendite casalinghe, il minor afflusso nei ristoranti, mentre le restrizioni in vigore su spostamenti e contatti sociali, determinerà minori regali, anche alimentari, dai panettoni ai cesti alimentari».
Il record positivo delle vendite alimentari, spiega l’associazione, si è verificato nel Natale del 2004, quando le vendite alimentari a dicembre si alzarono, su base mensile, del 43,8%. Persino negli anni più bui della precedente crisi del 2008, il cibo tenne: +31,1% nel 2008, +33,6% nel 2009. Negli ultimi anni, invece, dal 2014 ad oggi, c’è stato un continuo calo: +26,6% (Natale 2014), +25,3% (2015), +23,7% (2016), +21,2 (2017), +19,2% (2018), +16,7% lo scorso anno.