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SPESA SEMPRE PIU’ CARA: PROTESTA L’UNIONE CONSUMATORI

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Che alcuni prezzi siano aumentati nei mesi del lockdown lo conferma l’Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha avviato un’indagine preistruttoria inviando richieste di informazioni a numerosi operatori della grande distribuzione per acquisire dati sull’andamento dei prezzi di vendita al dettaglio e dei prezzi di acquisto all’ingrosso di generi alimentari di prima necessità, detergenti, disinfettanti e guanti. Le richieste di informazioni riguardano oltre 3.800 punti vendita, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale, pari a circa l’85% del totale.

 

Eppure la grande Distribuzione avrebbe dovuto garantire la stabilità nei prezzi, viceversa l’indagine dell’Antitrust dimostra il contrario e per ovvie ragioni dettate prevalentemente dalla vicinanza alle proprie abitazioni, i consumatori hanno preferito rivolgersi direttamente ai piccoli esercenti che a macchia di leopardo hanno incrementato il costo dei prodotti.

Dopo i rincari della Fase 1, il Covid-19 potrebbe lasciare in eredità anche un significativo aumento dei prezzi anche nella fase 2, con il rischio che gli esercenti scarichino una parte dei mancati introiti legati alle chiusure proprio sui clienti. È l’allarme già lanciato dalle associazioni dei consumatori. Nelle ultime ore si stanno moltiplicando le segnalazioni dei consumatori che denunciano rincari ingiustificati dei prezzi in numerosi settori.

Tutto ciò ha decretato un massiccio ricorso alle vendite online e ai vari gruppi di acquisto locali a Km zero.

Le abitudini di acquisto e i comportamenti dei consumatori italiani si sono spostati a favore dell’e-commerce, che ha garantito continuità di servizio e stabilità dei prezzi.

Con una grande percentuale di cittadini che continueranno a lavorare da casa in smart working nei prossimi mesi è previsto anche un ulteriore aumento dell’acquisto online, mentre sta rientrando velocemente la percentuale di consumatori che affollavano i negozi al dettaglio a favore dei discount.

Dopo i rincari della fase 1 (guanti, mascherine, alcool), si sono stabilizzati alcuni aumenti che rischiano di durare nel tempo, probabilmente per coprire i costi della sanificazione e dei mancati guadagni a causa del minor numero di clienti e del distanziamento sociale.

Prima colazione: aumento del caffè e del cornetto da circa cent. 80 ad 1 euro.

Aumento anche dei generi di prima necessità come il pane che vede incrementarsi del 20%.

Frutta e verdura: aumenti del 20%; farina aumentata del 30%, durante la fase acuta anche 80%.

Gli incrementi più vistosi si sono registrati sulla frutta e verdura; UNC ha ricevuto molte proteste e segnalazioni di anomalie. Si tratta di una crescita generale, ma bisogna dire che dove non si registra concorrenza e dove la rete commerciale è debole, i prezzi di frutta e verdura sono letteralmente deragliati.

I motivi della crescita di frutta e verdura sono essenzialmente speculativi e sono stati favoriti dalla forte domanda, dai limiti di movimento, dalla chiusura o la riduzione dei mercati all’aperto e degli spacci contadini. Sarebbe importante verificare in quale punto della filiera si sono verificate le maggiori speculazioni, se nella produzione, nella trasformazione, nella distribuzione oppure nella vendita al consumatore finale.

Prodotti per l’igiene: aumenti di alcuni articoli come disinfettanti per le mani o per gli oggetti hanno prodotto un aumento del 30%, una bottiglia di alcol da 1 litro che l’anno scorso costava Euro 1,50 adesso arriva a costare anche euro 5,00.

Peggiore il dato sui parrucchieri dove dalle prime segnalazioni si registrano incrementi anche del 30-35%.

Parrucchieri ed estetisti, aumentano i prezzi in media del 10-15 per cento per taglio di capelli e messa in piega.

L’aumento denunciato anche dall’Unione nazionale consumatori. andrebbe a coprire i costi della sanificazione e dei mancati guadagni durante il periodo critico.

Oggi purtroppo il consumatore è pressoché indifeso rispetto ai comportamenti speculativi nella vendita delle merci, e risulta difficile persino stabilire le responsabilità di incrementi anomali come quello che si registrano, anche nella nostra provincia.

Nessun provvedimento è stato preso a favore dei consumatori, ma solo temporanei rinvii per settore auto, assicurazione, morosità delle utenze casalinghe, ecc.

Monitoriamo attraverso la rete dei consumatori, aumenti anche per le visite mediche specialistiche, 10% e soprattutto dentisti con un aumento delle prestazioni del 20-30%.

E’ necessario al più presto che la Regione Calabria, provveda all’istituzione dell’Osservatorio Regionale dei prezzi, previsto dall’art. 7 della legge regionale 8 gennaio 2018, n. 7 in materia di norme per la tutela dei consumatori e degli utenti, che prevede tra l’altro le seguenti attività: esame dell’andamento generale dei prezzi dei prodotti, delle tariffe e dei servizi; organizza ed elabora tutti i dati disponibili sugli andamenti dei prezzi e delle attività produttive attinenti le realtà regionali;  effettua prove comparate su standard qualitativi e prezzi;

Capitolo a parte per matrimoni, cresime, viaggi annullati, affitti, vacanze, corsi di lingua, musica, palestre, concerti e spettacoli, abbonamenti vari, assicurazioni veicoli, ecc.ecc. per i quali soccorre l’art. 1463 cc che prevede: “Nei contratti con prestazioni corrispettive, la parte liberata per la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta non può chiedere la controprestazione e deve restituire quella che abbia già ricevuta, secondo le norme relative alla ripetizione dell’indebito”.