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SE SMETTI DI FUMARE HAI BENEFICI IMMEDIATI, MA LA GUARIGIONE COMPLETA È DOPO 25 ANNI

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Ricerca americana sul trattamento del tabagismo della Vanderbilt University (Nashville) 

FABIO DI TODARO

Smettere di fumare fa bene, sempre e comunque: anche dopo diversi decenni vissuti a stretto contatto con le sigarette. Detto ciò, prima si riesce a compiere questo passo e più veloce è il recupero di una condizione cardiovascolare quanto più vicina possibile a quella di una persona che non ha mai fumato.

Il «dietrofront», per i fumatori più accaniti, può richiedere fino a 25 anni per definirsi completo, come si evince da uno studio pubblicato sul «Journal of American Medical Association». «Se si smette di fumare, i benefici sono rilevabili da subito, ma è bene sapere che per un pieno recupero serve un tempo lungo», afferma Hilary Tindle, responsabile del centro per il trattamento del tabagismo della Vanderbilt University (Nashville) e coordinatrice della ricerca.

 

Fumo e rischio cardiovascolare

Gli specialisti hanno utilizzato i dati del Framingham Study – il più importante lavoro epidemiologico avviato nel 1948 per stimare il rischio cardiovascolare – per determinare l’effetto della cessazione del fumo sulla probabilità di ammalarsi di cuore. Nello specifico, analizzando le informazioni raccolte tra il 1954 e il 2014 da oltre 8.700 persone, gli esperti hanno valutato quale relazione ci fosse tra la disaffuefazione e il rischio di avere un infarto del miocardio, un ictus cerebrale e uno scompenso cardiaco. Ed, eventualmente, di morire a causa di queste condizioni. I dati raccolti sono stati poi confrontati con quelli rilevati nelle persone che, nello stesso periodo, avevano continuato a fumare. Un’operazione necessaria per misurare l’impatto che l’allontanamento dalle sigarette può avere sulla salute del cuore e dei vasi. Oltre a confermare il netto divario che c’è tra le probabilità che accompagnano i membri dei due gruppi, i risultati hanno confermato la possibilità di ridurre progressivamente il rischio cardiovascolare, fino a farlo combaciare con quello di una persona mai entrata a contatto con il fumo di sigaretta. 

Smettere di fumare per salvare il cuore

Chi ha alle spalle almeno un ventennio di fumo, caratterizzato dal consumo di 15-20 sigarette al giorno, può quasi dimezzare (-39 per cento) il rischio di ammalarsi di cuore nei cinque anni che seguono il giorno in cui spegne l’ultima sigaretta. Segno che i benefici sono subito rilevabili, nel breve termine. Ma per arrivare ad avere cuore, arterie e vene simili a quelle di un non fumatore occorre rimanere a distanza dal fumo (almeno) per un periodo compreso tra 10 e 25 anni. «Visti i tempi per un pieno recupero, sarebbe opportuno smettere di fumare quanto prima», aggiunge Tindle. Ogni sigaretta fumata accresce il rischio cardiovascolare. I fumatori hanno da due a quattro volte più probabilità di andare incontro a una malattia a carico del cuore, rispetto ai non fumatori. Tra tutti i decessi causati dalle malattie cardiovascolari, uno su cinque è connesso al fumo.

Come il fumo danneggia il cuore e i vasi

Il fumo favorisce le malattie cardiovascolari con diversi meccanismi: riduce la quantità di ossigeno che arriva al cuore, aumenta la pressione sanguigna e il battito cardiaco, danneggia la parete interna dei vasi sanguigni, favorisce la vasocostrizione o gli spasmi delle arterie, accresce la probabilità di sviluppare placche ostruttive e trombi nei vasi sanguigni. Tutto ciò aumenta le probabilità di incorrere in un ictus o in un infarto. Il fumo è da solo sufficiente ad aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, con un effetto che in presenza di altri fattori il rischio aumenta drasticamente.