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SCUOLA E COVID-19, LE RACCOMANDAZIONI DEGLI ESPERTI PER LA GESTIONE DI EVENTUALI FOCOLAI

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In vista della riapertura della scuola, gli esperti hanno redatto un documento congiunto contenente le indicazioni agli istituti sui comportamenti e le precauzioni da adottare nel caso in cui si riscontrino casi positivi o a rischio tra gli operatori e gli studenti

Francesca Marras

Si avvicina il momento tanto atteso del rientro a scuola, previsto per settembre; parole chiave per la ripartenza prevenzione, sicurezza, insieme ad una corretta gestione di eventuali casi o focolai all’interno degli istituti scolastici.

 

Identificare un referente scolastico per il Covid-19 adeguatamente formato, tenere un registro degli eventuali contatti tra alunni e/o personale di classi diverse, richiedere la collaborazione dei genitori per misurare ogni giorno la temperatura del bambino e segnalare eventuali assenze per motivi di salute riconducibili al Covid-19: sono alcune delle raccomandazioni contenute nel rapporto “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”.

Un documento redatto, in vista della riapertura degli istituti scolastici, da Istituto Superiore della Sanità (ISS), Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, INAIL, Fondazione Bruno Kessler, Regione Veneto e Regione Emilia-Romagna, con tutte le raccomandazioni sui comportamenti e le precauzioni da adottare nel caso in cui si riscontrino casi positivi o a rischio tra gli operatori e gli studenti.

“In una prospettiva di possibile circolazione del virus a settembre e nei prossimi mesi è stato necessario sviluppare una strategia nazionale, per affrontare le riaperture con la massima sicurezza possibile e con piani definiti per garantire la continuità”, ha dichiarato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro.

Scuola, che fare in caso di sintomi da Covid-19?

Secondo quanto indicato nel documento, nel caso in cui un alunno o un operatore scolastico presentino sintomi compatibili con il Covid-19, sia a scuola che a casa, dovranno essere attivati il referente scolastico, i genitori, il pediatra di libera scelta o il medico di medicina generale e il dipartimento di Prevenzione.

Se, ad esempio, la sintomatologia dovesse manifestarsi a scuola, le indicazioni prevedono che l’alunno o l’alunna vengano assistiti da un adulto dotato di mascherina chirurgica, all’interno di un’area dedicata, e che i genitori vengano immediatamente allertati ed attivati. Una volta a casa, i genitori dovranno contattare il pediatra di libera scelta, o medico di Medicina Generale che, dopo aver valutato la situazione, deciderà se contattare il Dipartimento di Prevenzione (DdP) per l’esecuzione del tampone.

Qualora il test risultasse positivo, il DdP competente condurrà le indagini sull’identificazione dei contatti e valuterà le misure più appropriate da adottare. Secondo quando previsto nel documento, tra queste misure rientra, quando necessario, la quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che rientrano nella definizione di contatto stretto. La scuola, inoltre, dovrà effettuare una sanificazione straordinaria.

ISS: difficile stimare il rischio di trasmissione

Secondo gli esperti è comunque difficile, al momento, stimare l’impatto della riapertura delle scuole su una eventuale ripresa della circolazione del virus in Italia.

“In primo luogo – spiegano – non è nota la trasmissibilità di SARS-COV-2 nelle scuole. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano SARS-COV-2 rispetto agli adulti, anche se la carica virale di sintomatici e asintomatici, e quindi il potenziale di trasmissione, non è statisticamente differente.

Questo non permette una realistica valutazione della trasmissione di SARS-COV-2 all’interno delle scuole nel contesto italiano. Non è inoltre predicibile il livello di trasmissione (Rt) al momento della riapertura delle scuole a settembre”.