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RICCHEZZA FAMIGLIE 8 VOLTE REDDITO. AACC: MEGLIO IL MATTONE DELLE AZIONI

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“Alla fine del 2017 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 8,4 volte il reddito disponibile, misurato al lordo degli ammortamenti”. Lo rileva una nuova indagine Istat-Bankitalia. “Secondo i dati dell’Ocse questo rapporto è più alto di quello relativo alle famiglie francesi, inglesi e canadesi” anche se “nel periodo il divario si è notevolmente ridotto”, si spiega. “il livello elevato di quest’indicatore nel confronto internazionale è amplificato dal ristagno ventennale dei redditi delle famiglie italiane”, viene precisato.

 

Nel dettaglio, si spiega, “le abitazioni hanno costituito la principale forma di investimento delle famiglie e, con un valore di 5.246 miliardi di euro, hanno rappresentato la metà della ricchezza lorda”.

Per il Codacons, “I numeri sulla ricchezza delle famiglie dimostrano in modo inequivocabile come gli italiani siano sempre più “formiche” e investano con estrema attenzione i propri soldi, eleggendo il “mattone” come forma di investimento più sicura e redditizia, al punto che le abitazioni pesano per la metà della ricchezza lorda degli italiani”.

Secondo Carlo Rienzi, presidente dell’associazione, “Alla base di tale scelta vi è una crescente sfiducia negli investimenti in titoli e azioni, che si riducono rispettivamente dall’8% al 3% e dal 12% al 10%, sfiducia alimentata proprio dai dissesti bancari e dalle crisi finanziarie che si sono succedute negli ultimi anni, trascinando con se milioni di piccoli risparmiatori che avevano investito i propri soldi”.

I dati non sono da considerare positivi neppure per l’Unione Nazionale Consumatori che ne evidenzia i contorni in chiaro scuro. “Il mattone continua ad essere la principale forma di investimento delle famiglie, metà della loro ricchezza lorda, ma dal 2011 il peso delle abitazioni sul totale delle attività è sceso. Il calo dei prezzi delle case ha determinato una contrazione della ricchezza abitativa”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Il fatto poi che aumenti il peso dei depositi dal 10% al 13%, a scapito di azioni, dal 12 al 10%, e titoli, crollati dall’8 al 3%, significa che gli italiani non si fidano ancora ad investire e preferiscono tenere fermi i loro risparmi in attesa di tempi migliori”, conclude Dona.