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NEET, L’ITALIA HA IL PRIMATO EUROPEO DEI GIOVANI CHE NON STUDIANO E NON LAVORANO

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L’Italia ha il primato europeo dei Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione. Sono il 28,9% nella fascia d’età 20-34 anni. La media europea è del 16,5%

Sabrina Bergamini

L’Italia ha il primato europeo dei Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione. Con un’incidenza del 28,9% nella fascia di età dai 20 ai 34 anni, l’Italia si piazza infatti al vertice di questa preoccupante classifica, che vede dall’altro lato un’incidenza limitata all’8% in Svezia. In Germania ci si ferma all’11,4%; il Regno Unito è al 13,6%; la Francia al 17,7%; la Spagna al 19,6%.

 

Chi sono i Neet

Neet sta per Neither in Employment nor in Education or Training e per l’Unicef Italia, che sta lanciando un progetto dedicato chiamato Neet Equity, sono giovani che spesso vivono «in una condizione di disagio ed esclusione sociale». Una condizione che evidenzia anche la crisi dell’istruzione e della formazione e rischia di perpetuare disuguaglianze e discriminazioni.

La «riattivazione dei giovani», così la chiama l’Unicef Italia, è anche oggetto della partnership globale Generation Unlimited che si pone come obiettivo quello di contribuire all’inserimento dei giovani di tutto il mondo in percorsi scolastici, formativi o lavorativi entro il 2030.

Eurostat: Italia prima nella Ue

Il fenomeno, secondo i dati Eurostat di giugno 2019, dice dunque che l’Italia presenta la più alta incidenza di Neet fra i 20 e i 34 anni all’interno dell’Unione Europea, con una percentuale del 28,9%, seguita da Grecia (26,8%) e Romania (20,6%).  Basti pensare che la media europea è pari al 16,5%.

I dati Istat del 2018 dicono che, fra i 15 e i 29 anni, ci sono oltre due milioni e centomila giovani che non studiano e non lavorano, pari al 23,4% del totale dei giovani di questa fascia d’età. Già quando si è cominciato a studiare il fenomeno l’Italia aveva livelli più alti della media europea, poi la situazione si è aggravata negli anni della crisi economica. Il punto più alto è stato toccato nel 2014 poi è iniziata una diminuzione progressiva.

C’è però da considerare l’esistenza di grandi differenze territoriali. La disparità fra regioni e aree d’Italia, già esistenti in tanti settori, si riproduce anche nella condizione dei giovani. La maggior percentuale di Neet si conta infatti nel Mezzogiorno. Al Nord i giovani che non studiano, non lavorano e non sono coinvolti in percorsi di formazione sono il 15,5%, al Centro il 19,5%, nel Sud si arriva invece al 34%. Uno su tre.