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DISUGUAGLIANZE DIGITALI, I BAMBINI E IL RISCHIO DI NUOVE POVERTÀ EDUCATIVE

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Le disuguaglianze digitali rappresentano un’altra forma di povertà educativa. L’Italia alla sfida digitale è indietro rispetto all’Europa per tecnologie e competenze digitali. E il 12,3% dei minori non possiede pc o tablet

Sabrina Bergamini

Ci sono famiglie che non hanno pc e tablet. Altre in cui c’è un solo dispositivo che deve andar bene per tutti. Ci sono scarse connessioni alla rete e poca tecnologia ma anche poche competenze digitali. E il divario digitale si somma alla povertà esistente. Le disuguaglianze digitali rappresentano un’altra forma della povertà educativa.

La pandemia, la chiusura delle scuole, la didattica a distanza hanno messo in luce tutto questo. Il paese di fronte alla sfida digitale imposta dal Covid si muove tra «disuguaglianze già esistenti e forti rischi di nuove povertà educative».

 

Il report Disuguaglianze Digitali promosso da Con i Bambini e Openpolis fotografa un’Italia molto lontana dalla strategia europea della gigabit society, agli ultimi posti delle classifiche europee e con profondi divari interni.

Il 12,3% dei ragazzi è senza pc o tablet

Otto milioni e mezzo di studenti sono rimasti a casa, dalle scuole dell’infanzia alle superiori, durante l’emergenza sanitaria. Il 12,3% dei ragazzi non possiede un pc o tablet, quota che arriva al 20% nel Mezzogiorno. La Calabria, regione meno connessa d’Italia è distante di circa 14 punti dal Trentino Alto Adige, la più connessa. Oltre 1 milione di minori vive in comuni dove nessuna famiglia è raggiunta dalla rete fissa veloce.

«È un processo di digitalizzazione non abbastanza inclusivo per ragazzi e famiglie – dicono da Con i Bambini – Non riguarda solo l’accesso alla tecnologia nelle scuole e in famiglia, ma anche l’uso e le competenze digitali dei ragazzi. Un gap che va ben oltre quello digitale e riguarda il diritto dei minori a non cadere nella trappola della povertà educativa».

Disuguaglianze digitali e povertà educativa

Le disuguaglianze digitali si sommano a condizioni di povertà e divario già esistenti. Non c’è solo la mancanza di un computer o di un tablet. Oltre quattro minori su dieci (41,9%) vivono in una casa sovraffollata, il 7% affronta anche un disagio abitativo.

La povertà cresce al diminuire dell’età (la fascia 0-17 anni è quella dove l’incidenza della povertà assoluta resta maggiore) e, parallelamente, cresce all’aumentare del numero di figli: più una famiglia è numerosa, più è probabile che si trovi in povertà assoluta. Circa il 20% delle famiglie con 3 o più figli si trova in povertà assoluta.

Quando dunque si parla di sfida digitale imposta dalla pandemia, di didattica a distanza e disuguaglianze digitali bisogna tener conto che il divario digitale si somma a fattori di disuguaglianza già esistenti. Condizione sociale di partenza, luogo di residenza (come le aree interne) e condizioni di disagio delle famiglie che non possono garantire ai figli un computer adeguato o abbonarsi a connessioni veloci. Il 5,3% delle famiglie con un figlio non può permettersi l’acquisto di un pc.

«Le disuguaglianze digitali incidono notevolmente sulla povertà educativa minorile – dice Marco Rossi-Doria, Vice Presidente di Con i Bambini – Se una famiglia del ceto medio con pochi figli possiede più dispositivi in casa e una famiglia svantaggiata, numerosa e con più figli non ha accesso alla rete internet fissa e non possiede nessun pc o ne ha solo uno per tutti, è chiaro che siamo davanti a un significativo fattore discriminante per la crescita di bambine, bambini e adolescenti. Non è sufficiente fornire temporaneamente e in comodato d’uso un dispositivo della scuola, che aumenta anche il divario auto percepito e il senso di precarietà – sottolinea Rossi-Doria – lo Stato dovrebbe garantire alle famiglie in povertà relativa grave o in povertà assoluta la possibilità di accesso a internet veloce e almeno un computer dedicato ai ragazzi».

La sfida digitale, Italia indietro in Europa

I ritardi da recuperare sono molti. E l’Italia non è ben messa se si guarda all’Europa. È infatti al 25esimo posto su 28 nella classifica Desi 2020 che misura l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società. Ed è al 22esimo posto su 28 nella quota di famiglie con accesso a internet da casa nel 2019, mentre il 2% delle famiglie con figli non ha internet a casa per motivi legati al costo. Il doppio della media Ue.

Oltre al divario con l’Europa c’è anche un divario fra regioni. In media in Italia sono connesse il 76,1% delle famiglie, ma si va dal 67,3% della Calabria (quasi 9 punti sotto la media nazionale) all’81,1% del Trentino Alto Adige.

Gap di competenze digitali

L’Italia è indietro anche per competenze digitali. Quelle dei giovani sono distanti dalla media europea. In termini di competenze digitali (significa gestire email, videochiamate, usare i software e quant’altro) secondo l’indicatore dell’Eurostat, in Italia la quota di giovani tra 16 e 19 anni che padroneggiano gli strumenti digitali è più bassa (64%) rispetto alla media UE (83%) con oltre 20 punti di distacco da Regno Unito, Germania e Spagna. Siamo al 26esimo posto su 28 nella classifica dei paesi Ue dove i giovani leggono di più i giornali online.

«Si tratta di un gap che, come tutti quelli emersi dal rapporto Con i Bambini – Openpolis, ci parla di disuguaglianze che vanno ben oltre quelle digitali. Riguardano il diritto dei minori a non cadere nella trappola della povertà educativa. Senza un vero percorso educativo, il solo utilizzo del pc a scuola non comporta competenze più elevate. La faglia del divario digitale si sta progressivamente spostando dall’accesso all’uso che viene fatto della rete».