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COVID, AUMENTANO I RISCHI DI FALLIMENTO

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Con la crisi economica innescata dal lockdown di marzo scorso, tanti saranno in molti casi costretti a ricorrere all’indebitamento per sopravvivere. Sole24Ore: per fronteggiare questa situazione occorre cambiare la legge 3/2012

La crisi economica innescata dal lockdown di marzo scorso, che già ha segnato pesantemente i redditi delle famiglie e fatto crollare le entrate delle imprese, deve ancora dispiegare tutti i suoi potenziali effetti negativi.

Con la ripresa di settembre si cominceranno a fare i conti per l’ultimo quadrimestre di un anno che registrerà certamente una diminuzione del PIL a 2 cifre, con conseguente caduta delle capacità di spesa dei consumatori e delle aziende, che saranno in molti casi costretti a ricorrere all’indebitamento per sopravvivere e quando questi debiti non dovessero essere onorati, per loro si profilerà lo spettro del fallimento.

 

Rischio sovraindebitamento: cambiare la Legge 3/2012

Il quotidiano economico Sole24Ore lancia l’allarme in un articolo odierno a firma di Bianca Lucia Mazzei.

“Il “fallimento” di consumatori, professionisti e mini-imprese non più in grado di onorare i propri debiti sarà probabilmente una delle emergenze innescate dal Covid che andranno affrontate in autunno, via via che le misure di protezione (contributi, moratorie, blocco dei licenziamenti, ecc.) verranno meno”.

Per fronteggiare questa situazione occorre cambiare la legge 3/2012, la legge che permette al consumatore di trovare una soluzione sostenibile per i suoi debiti. Una legge poco conosciuta, applicata raramente anche per alcune sue farraginosità.

 Questa legge è da tempo sotto accusa dei giuristi, dei magistrati e dei consumatori e sono state avanzate varie proposte di modifica per renderla più semplice. Ma gli emendamenti sono compresi nel più generale Codice della crisi, che riguarda le imprese e che entrerà in vigore solo a settembre 2021. E invece bisogna fare presto, apportando modifiche che permettano l’utilizzo della legge a nuove categorie di famiglie e PMI, semplificandone le procedure.

“In otto anni di vita – documenta il Sole – la legge 3/2012, varata dopo la crisi del 2008 per dare una seconda chance ai debitori esclusi dalle procedure fallimentari, è rimasta di fatto sulla carta. Non solo perché le istanze sono sempre state molto poche (6.747 nel 2019 e 4.919 nel 2018), ma anche perché la maggior parte non va a buon fine” scrive il Sole24Ore.

In 12 anni di applicazione solo il 23% dei piani del consumatore e il 28% degli accordi di ristrutturazione (quelli di PMI e professionisti) hanno avuto un esito positivo permettendo un pagamento sostenibile con le capacità di reddito del debitore, che in questo modo ha la possibilità di “esdebitarsi”.