L’Istat rileva un calo del potere d’acquisto e del reddito delle famiglie in termini nominali “dopo la crescita osservata nei primi nove mesi dell’anno”
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,4% in termini reali, ovvero di potere d’acquisto. Lo rileva l’Istat, sottolineando che il reddito disponibile in termini nominali segna un calo “dopo la crescita osservata nei primi nove mesi dell’anno”. Quanto alla capacità di spesa, la riduzione “è stata più accentuata – si spiega – per la dinamica positiva dell’inflazione”.
I numeri del dettaglio
Nel 2019 il rapporto tra deficit e Pil in Italia è risultato pari all’1,6%, in discesa rispetto al 2,2% del 2018. Lo rileva l’Istat, confermando le stime diffuse a inizio marzo.
Nel dettaglio, nel quarto trimestre del 2019 l’accreditamento netto (avanzo) delle amministrazioni pubbliche sul Prodotto interno lordo è stato pari al 2,4% (+1,1% nello stesso trimestre del 2018).
L’Istituto di statistica parla di “un deciso miglioramento” frutto dell’aumento dell’avanzo primario e della contestuale riduzione della spesa per interessi.
Codacons, potere d’acquisto: “Dati deludenti”
Per il Codacons, i dati sul potere d’acquisto, reddito e consumi delle famiglie italiane sono estremamente deludenti.
“Si tratta di dati che non lasciano spazio ad interpretazioni: cala il reddito, cala la capacità di spesa e i consumi rimangono totalmente fermi, confermando le difficoltà delle famiglie italiane – afferma il presidente Carlo Rienzi – Rispetto al trimestre precedente la spesa per consumi è paralizzata, mentre su base annua cresce appena del +0,3%. Numeri destinati purtroppo ad un drastico peggioramento a causa dell’emergenza Coronavirus”.
Secondo l’associazione, il potere d’acquisto degli italiani rischia di crollare nel primo trimestre del 2020 come effetto dei minori redditi da lavoro cui fa da contraltare un sensibile aumento dei prezzi nel settore alimentare e dei generi prima necessità.
UNC, Italia inguaiata già prima dell’epidemia
“Dati di un altro mondo che non c’è più. Ormai tutti i dati e le stime economiche precedenti all’emergenza Coronavirus non hanno più alcun senso e valore. Detto questo, è evidente che l’Italia era inguaiata ed era già in piena crisi ben prima dell’arrivo di questo tsunami“, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“L’unica lezione che si può trarre dai dati di oggi, è che nel Cura Italia bisogna fare in modo di ridare capacità di spesa alle famiglie, ma a quelle che ne hanno davvero bisogno. Non ci possiamo permettere di dare indennizzi a pioggia da 600 euro a tutti i lavoratori autonomi e alle partite Iva oppure 100 euro a tutti i titolari di redditi di lavoro dipendente, solo perché svolgono la propria prestazione sul luogo di lavoro. I limiti reddituali pari a 40 o 50 mila euro sono decisamente troppo elevati e bisognerebbe commisurare l’indennizzo al reddito complessivo familiare, stabilendo come soglia quella del bonus di 80 euro”, conclude Dona.