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COMPORTAMENTI DIGITALI, I CAMBIAMENTI IN PANDEMIA DURERANNO NEL TEMPO?

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La pandemia ha cambiato i comportamenti digitali degli italiani. Internet è diventato un’ancora di salvezza, lavoro e didattica si sono svolti online, è aumentato l’e-commerce. I cambiamenti dureranno nel tempo?

Sabrina Bergamini

La pandemia ha costretto all’isolamento e il lockdown ha cambiato i comportamenti digitali degli italiani. Internet e i servizi digitali sono stati un’ancora di salvezza, hanno permesso di conservare una parvenza di normalità o meglio di costruire una nuova routine, fatta di scuola a distanza e smart working, di contatti interpersonali via chat e videochat, di e-commerce e intrattenimento online. Sono cambiamenti destinati a durare nel tempo? I comportamenti digitali degli italiani diventeranno permanenti?

 

Rispondere per ora è difficile. Ci sono però due fattori in gioco. Da un lato, i servizi digitali hanno dato una risposta ai bisogni emersi durante la pandemia; dall’altro, pesano ritardi infrastrutturali e barriere legate alle competenze digitali dell’Italia, per molti aspetti indietro rispetto alla media europea – tanto è vero che, senza queste barriere e limitazioni, lo stesso e-commerce avrebbe avuto una crescita ancora più alta di quella effettiva.

I nuovi comportamenti digitali e il loro futuro

Un quadro interessante su comportamenti digitali e loro prospettive future viene da Ipsos, che ha messo online un approfondimento sul digitale.

«Mentre la pandemia costringeva all’isolamento, Internet ha consentito di mantenere una parvenza di normalità rendendo concretamente agibili alcuni diritti come il diritto all’istruzione o alla salute – spiega Ipsos – Nuovi comportamenti digitali si sono intensificati durante l’emergenza, dall’uso di app per comunicazioni, lavoro, formazione e intrattenimento, all’e-commerce. Ci sono quindi le premesse, in termini di possibili nuovi bisogni attivati, per un’accelerazione dell’offerta digitale. Tuttavia, affinché un piano di sviluppo di business che faccia leva sull’utilizzo di strumenti digitali possa essere efficace, deve tener conto di alcune grosse barriere che vincolano il sistema Italia, in parte infrastrutturali e in parte afferenti alle competenze digitali della popolazione».

Servizi digitali e diritti

Durante la pandemia e il lockdown Internet ha rappresentato un’ancora di salvezza, ha permesso una parvenza di normalità, ha reso agibili il diritto all’istruzione e al lavoro.

Le attività digitali sono state fondamentali nella dimensione casa e salute, in cui rientrano shopping online, lavoro da remoto, didattica a distanza, servizi medici digitali, e-banking.

Dall’altro lato ci sono tutte le attività per l’intrattenimento e il contatto interpersonale, musica e video in streaming, social media, chat e videochat, corsi, fitness, attività culturali online.

Secondo Ipsos, durante l’isolamento l’uso di app di fitness è stato due volte e mezzo superiore al periodo precedente l’emergenza mentre quello di videochat è aumentato di 1,8 volte.

Comprare digitale, una necessità

È aumentato il ricorso all’e-commerce.

Spiega Claudia D’Ippolito di Ipsos: «Gli acquisti online sono diventati una necessità durante l’emergenza. Secondo dati Ipsos, gli italiani hanno utilizzato tre volte di più i servizi online di consegna di alimenti a domicilio, e il 31% ha usato l’e-commerce più spesso rispetto a prima della crisi».

I servizi digitali sono passati dalle app. Prosegue la ricercatrice: «Le app sono state determinanti nel facilitare la fruizione dei servizi digitali. Il tempo trascorso su app è aumentato del 30%. Il download è cresciuto del 15%. App prima sconosciute o di nicchia sono diventati nomi familiari».

Comportamenti digitali, il cambiamento durerà nel tempo?

L’emergenza del coronavirus, la pandemia, il lockdown, l’isolamento e la ristrutturazione di tutte le attività che si potevano svolgere da casa rappresentano anche un’occasione per accelerare il cambiamento e spingere il piede sull’acceleratore del digitale.

Nuove routine ci sono state, a volte trainate anche dai brand, e ci si chiede se i nuovi comportamenti digitali saranno transitori o potranno diventare permanenti. Difficile in realtà fare previsioni e per molte tendenze bisognerà aspettare almeno la fine dell’emergenza più stretta, ma alcune rilevazioni fanno emergere la propensione degli italiani al cambiamento. I cittadini sembrano insomma abbracciare l’idea di comportamenti digitali più marcati.

Il 62% degli italiani, dice Ipsos, pensa che scuole e università saranno più digitali dopo la crisi. Il 57% è intenzionato a usare personalmente più spesso i servizi digitali. Il 46% afferma che userebbe di più lo smart working e il lavoro da casa.

Nuove abitudini e barriere digitali

Ci sono le premesse per un’accelerazione dell’offerta digitale ma questo si scontra con le barriere esistenti sia a livello di dotazione infrastrutturale sia per digital skills.

Il 75% degli italiani ha accesso alla banda larga ma solo il 29% può contare su competenze digitali elevate – percentuale che sale al 45% nella fascia d’età 20-24 anni.

Le dotazioni digitali degli italiani sono in gran maggioranza orientate allo smartphone, che è diventato il device principale anche per la navigazione Internet. Il cellulare però non è adatto alla didattica a distanza e allo smart working. Senza contare che il 14% delle famiglie con minori in Italia non ha un pc o un tablet in casa (dati Istat).

C’è un ritardo anche fra le aziende: solo il 10% delle piccole e media imprese italiane vende online (è il 17% in Europa) e il sistema e-commerce italiano è meno sviluppato rispetto ad altri contesti. Col risultato che il boom dello shopping online sarebbe stato ancora più accentuato, fino a punte del più 500%, in assenza di questi ritardi.