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CENTRI COMMERCIALI CHIUSI NEL WEEKEND, FRA CAOS E RICORSI AL TAR

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I centri commerciali chiusi nel weekend fanno discutere. Confesercenti ricorre al Tar contro la chiusura dei negozi

Sabrina Bergamini

Centri commerciali chiusi nel weekend. Facile a dirsi, complicato a farsi. Lo scorso fine settimana i centri commerciali sono rimasti chiusi, secondo quanto disposto dal Dpcm del 3 novembre. Ma le situazioni che si sono create fra negozi e negozi sono diversi. Con una certa confusione anche da parte dei consumatori. Sono rimasti chiusi luoghi che richiamano gente ma l’applicazione pratica non è stata del tutto lineare.

 

All’interno dei centri commerciali, come disposto dalle norme, sono rimasti aperti i supermercati e chi vendeva generi alimentari, mentre erano chiusi gli altri esercizi commerciali. Gli stessi negozi che possono rimanere aperti se posti all’esterno del centro commerciale. Le cronache raccontano (Il fatto quotidiano) che l’outlet di Castel Romano era chiuso mentre Ikea è rimasta aperta. Alcuni centri commerciali seguivano orari diversificati a seconda dei negozi presenti all’interno. Ikea non è un centro commerciale ma la sua apertura, in quanto grande superficie e fonte di grande attrazione per lo shopping, fa discutere. Tanto più se paragonata al fatto che le biblioteche sono chiuse (Libreriamo).

Confercenti: i negozi dei centri commerciali devono riaprire

Oggi interviene Confesercenti che ha depositato un ricorso al Tar del Lazio contro le chiusure obbligatorie stabilite dal Dpcm del 3 novembre.

«I negozi dei centri commerciali devono riaprire», dice Confesercenti, che chiede la sospensione del provvedimento.

«La sospensione dell’attività dei negozi nei centri commerciali nei fine settimana nelle regioni gialle – si legge nell’istanza presentata da Confesercenti al tribunale amministrativo – è un provvedimento “contraddittorio” e “gravemente penalizzante”, che “non rispetta i principi di adeguatezza e proporzionalità” e che si accanisce solo ed esclusivamente su “una porzione di esercenti commerciali, scelti in modo del tutto arbitrario”, perché stabilisce la chiusura dei negozi solo sulla base della dislocazione».

Questo infatti è uno dei punti contestati. Anche negozi che potrebbero rimanere aperti rimangono chiusi perché collocati all’interno del centro commerciale.

 «Negozi della stessa tipologia, all’esterno dei centri commerciali, potranno infatti rimanere aperti».

Centri commerciali, affollamento e concorrenza

Per Confesercenti si tratta di una iniquità perché i centri commerciali hanno rispettato e applicato i protocolli sanitari. La sigla chiama in causa anche altre ragioni legate all’affollamento nei punti vendita che rimangono aperti e alle possibili distorsioni concorrenziali nel caso di prodotti che nei centri commerciali non possono essere venduti e fuori sì.

«La chiusura solo di alcuni esercizi – scrive Confesercenti nel ricorso – determinerebbe un proporzionale rischio di maggiore affollamento presso quelli che vendono i medesimi prodotti e rimangono aperti, determinando anche, sotto il profilo concorrenziale, il correlativo spostamento di clientela, in ipotesi anche definitivo, da un esercizio costretto a rimanere chiuso ad altro esercizio che vende gli stessi prodotti ma rimane aperto».