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CARTE FEDELTÀ: A CHI CONVIENE IL “GIOCO” DELLA RACCOLTA PUNTI?

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Più le usi, più accumuli sconti e regali, ma non sempre la convenienza è reale. Parliamo di carte fedeltà, passione per molti italiani che le collezionano, ma anche utile strumento di marketing per le aziende.

Una volta c’era la vecchia raccolta punti con i talloncini da incollare sulla tabella di cartone e in palio i fedelissimi del supermercato potevano aggiudicarsi il frullatore, il set di valige o la macchinetta per il caffè; oggi ci troviamo davanti a raffinati programmi multi partner (che oltre ai tradizionali supermercati riguardano i distributori di carburante, le compagnie aeree, gli operatori telefonici, la paytv e molto altro) in  cui l’accredito dei punti avviene su un conto elettronico e alla scadenza si ha diritto ad un premio, ad un buono acquisto o a sconti fedeltà. Senza contare che alcune tessere possono avere la funzione di vere e proprie carte di credito, altre si possono utilizzare ovunque e non solo presso la catena convenzionata.

Anche il problema dello spazio che occupano nel portafoglio sta via via venendo meno con app sul telefonino che permettono di gestire contemporaneamente più schede.

I vantaggi per l’azienda

Cosa ci guadagna la grande distribuzione in questo “gioco” governato da vere e proprie regole di marketing di prossimità? La fedeltà, of course, lo dice la parola stessa, ma anche un quadro dettagliatissimo delle abitudini di consumo dei propri clienti (dai prodotti che scelgono agli orari di acquisto, la zona e il metodo di pagamento, ad esempio); d’altra parte, secondo recenti studi di settore, i consumatori accettando di buon grado di cedere i loro dati in cambio di esperienze di consumo più vicine ai propri desideri ed esigenze. Insomma, una cosa è il bombardamento indiscriminato per email o per telefono che dà fastidio a tutti, altro è ricevere esattamente l’offerta che più ci fa comodo, nel momenti per noi più adatto.

A questo si aggiunge la componente ludica: non basta raggiungere il consumatore mentre  acquista in negozio, ma è fondamentale farlo sentire parte della comunità del brand, di un gioco, di cui la fidelity card è solo una parte.

La convenienza per i consumatori

Le carte fedeltà convengono davvero? E’ questa la domanda che più spesso i consumatori ci rivolgono: qualche volta ci sono dei reali vantaggi, l’importante è che non si degeneri in una dipendenza per cui si compra in maniera compulsiva pur di accaparrarsi un inutile premio. Prima di accettare dunque l’ennesima carta fedeltà sarebbe bene verificare come si ottiene lo sconto e la sua effettiva entità.

Tre domande potrebbero aiutare a comprendere la reale convenienza:

  1. Devi acquistare prodotti che solitamente non acquisteresti e che sono più cari di quelli che usi di solito? È evidente che l’acquisto di prodotti più cari annulli, di fatto, lo sconto ottenuto.
  2. Lo sconto è veramente quello promesso? O ci sono vincoli che lo rendono inferiore a quello apparente?
  3. Fare acquisti altrove ti permetterebbe di risparmiare di più?

E poi non sottovalutare mai quello che tu dai in cambio dello sconto… i tuoi dati, merce di gran valore!

Questione privacy

Altro aspetto da considerare è la privacy: quando si compila il questionario per ottenere la tessera fedeltà ci sono tre caselle da barrare: con la prima si acconsente a fornire i dati anagrafici per ricevere la carta, con la seconda si accetta di ricevere le offerte promozionali e con la terza si permette che le proprie abitudini siano registrate per le ricerche di mercato. Soltanto la prima, dunque, è obbligatoria. e con le altre due si acconsente alla ricezione di offerte e promozioni di ogni tipo.

In generale: attenzione quando si aderisce ad un programma fedeltà a non farsi prendere dalla fretta; è bene leggere con calma il contratto (assicurandosi, ad esempio, che non ci siano clausole vessatorie come ‘non si assicura la disponibilità dei premi’); non acconsentire a tutte le opzioni presenti (se non si vuole ricevere spamming) e verificare la consistenza dei premi (controllando che non si tratti di prodotti difettosi, linee di seconda scelta o fuori commercio).

Autore: Simona Volpe