Il Covid-19 riduce il reddito gli italiani. Per l’Unione Nazionale Consumatori però i soldi erano insufficiente già prima dell’epidemia
“Oltre la metà della popolazione dichiara di aver subito una contrazione nel reddito familiare, in seguito alle misure adottate per il contenimento dell’epidemia. L’impatto è stato particolarmente severo per i lavoratori indipendenti”. Lo evidenzia l’indagine straordinaria sulle famiglie italiane (Isf) condotta fra aprile e maggio da Bankitalia per raccogliere informazioni sulla situazione economica e sulle aspettative delle famiglie durante la crisi legata alla pandemia di Covid-19.
Risorse sufficienti per 3 mesi
“Più di un terzo” degli intervistati nell’indagine straordinaria della Banca d’Italia sulle famiglie “dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi a coprire le spese per consumi essenziali della famiglia in assenza di altre entrate, un periodo compatibile con la durata del lockdown legato all’emergenza Covid-19″.
Secondo l’indagine di Bankitalia “questa quota supera il 50% per i disoccupati e per i lavoratori dipendenti con contratto a termine. Poco meno di un quinto dei lavoratori indipendenti e dei lavoratori dipendenti con contratto a termine si trova in questa condizione e contemporaneamente ha subito una riduzione di oltre il 50% del reddito familiare nei primi due mesi della emergenza sanitaria”.
Quasi il 40% degli individui indebitati dichiara di avere difficoltà nel sostenere le rate del mutuo a causa della crisi; la quota è più elevata nel Centro e nel Mezzogiorno. “Solo un terzo di chi è in difficoltà con il pagamento delle rate del mutuo ha fatto ricorso o intende far ricorso alla moratoria mutui. Fra coloro che hanno un finanziamento per credito al consumo la percentuale di individui in difficoltà con il pagamento della rata è del 34%”.
Non tutti andranno in vacanza
Niente vacanza per quasi un terzo delle famiglie. Dall’indagine straordinaria di Bankitalia emerge inoltre che circa il 30% della popolazione dichiara di non potersi permettere di andare in vacanza la prossima estate e quasi il 60% ritiene che anche quando l’epidemia sarà terminata le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno comunque inferiori a quelle pre-crisi.
UNC, riformare il fisco
“Il dato preoccupa, ma quello che conta davvero è il reddito di partenza, non la contrazione subita”- commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori- “Quello che deve mettere in allarme il Governo, è che, secondo Bankitalia, già prima dell’emergenza Covid, per quasi metà delle famiglie, il 48,2%, il reddito a disposizione non bastava per arrivare a fine mese, tra molte e qualche difficoltà”.
“Più che ritoccare l’Irpef, quindi, unica imposta progressiva rimasta, unica a rispettare l’art. 53 della Costituzione, le imposte che andrebbero ridotte sono quelle proporzionali come l’Iva, che hanno effetti regressivi e pesano su chi è già in difficoltà, specie l’aliquota del 22% sui beni necessari come i prodotti per la pulizia della casa e della persona”- prosegue Dona.
“Se proprio si vuole toccare l’Irpef, è la prima aliquota che andrebbe ridotta, non certo quella intermedia del 38%, non solo per un fatto di equità, ma perché per quella fascia della popolazione la propensione marginale al consumo è inferiore e, quindi, il maggior reddito disponibile non andrebbe in consumi ma in maggiore risparmio”.